I medici del San Carlo si difendono, troppo lavoro! Ha destato stupore, sgomento e anche senso di smarrimento la vicenda dei vetrini (contengono i materiali organici da analizzare al microscopio per la diagnosi) dello screening cervico-uterino che coinvolge ogni anno circa 40.000 donne lucane; Sono rimasti nello scaffale per più di qualche mese accumulando ritardi «ingiustificabili» Una brutta storia di disorganizzazione che circa 3 mesi fa ha visto l'intervento di una commissione, insediata dall'assessore alla sanità Attilio Martorano, che dovrebbe fare chiarezza. È partito tutto dalla denuncia di un quotidiano regionale che ha svelato la «macagna» Lo screening rappresenta per la Basilicata un punto di vanto che più volte la dirigenza politica e sanitaria hanno rappresentato per dare l'idea della loro gestione evoluta e professionale per la la sanità di qualità. Ed è vero che così vengono considerati dal mondo scientifico mondiale gli screening, che offrono la possibilità di attuare la prevenzione primaria che aiuta a individuare spesso sul nascere una serie di malattie gravi, come i tumori. Ed è l'arma migliore di cui dispone oggi la medicina per sconfiggerli. Presi sul nascere sono in percentuale elevatissima più curabili. La Basilicata ne ha organizzati parecchi: della Mammella, del colon-retto e appunto quello cervico uterino. Proprio per questo ha destato sgomento la notizia dei vetrini rimasti non analizzati. Che senso avrebbe professare e organizzare gli screening che hanno la missione di anticipare l'evolversi delle malattie in una grande fascia di popolazione se poi ci si perde nella parte essenziale: la diagnosi? Le voci sulle responsabilità dei ritardi sono ricadute sui medici delle anatomie patologiche dell'ospedale San Carlo di Potenza e del Crob-Irccs di Rionero; Che avrebbero messo in atto uno sciopero bianco di protesta senza che la dirigenza ne fosse stata avvertita. Da qui l'intervento dell'assessorato e dell'ordine dei medici della provincia di Potenza. A difesa dell'operato dell'anatomia patologica dell'ospedale San Carlo di Potenza si è schierato il dottor Domenico Desanctis, che l'ha diretta fino al suo pensionamento avvenuto a maggio dell'anno scorso. Lui la situazione la conosce bene sia perché vi ha lavorato come primario per moltissimi anni, sia perché ancora oggi tiene i contatti con l'ospedale per le ultime pratiche o per spiegare atti da lui firmati, visto che il reparto è retto da una dottoressa facente funzioni. Da buon padre di famiglia, Desanctis tiene prima di tutto a sottolineare che il personale rimasto è davvero esiguo per la mole di lavoro che deve affrontare; Oltre lo screening: 4 medici e un biologo «Fra l'altro, rispetto ad altri ospedali della regione - ha detto Desanctis - al San Carlo si fanno molti esami post intervento che richiedono maggiori procedure» Poi elenca le mancanze alle quali oggi il personale è costretto ad adeguarsi per svolgere il suo lavoro. E l'elenco è lungo. A partire dalle attrezzature vecchie e in qualche caso fatiscenti: alcune sono addirittura di decenni fa. Per finire alla sicurezza degli operatori, che secondo l'ex direttore dell'anatomia patologica, non viene garantita come sarebbe il caso avvenisse. A esempio porta le cappe dell'aspirazione fondamentali per garantire la buona qualità dell'aria nei laboratori (compromessa dai prodotti utilizzati, inquinanti e pericolosi per la salute), che non hanno la dovuta manutenzione. Per poi arrivare all'organizzazione per eseguire gli esami. Al San Carlo, contrariamente a quanto avviene al Crob per il quale gl'investimenti in questo senso sono stati cospicui, gli esami vengono ancora tracciati manualmente. Si scrive il nome del paziente a mano sul vetrini con una matita. E l'errore umano è sempre dietro l'angolo. Può capitare l'errata trascrizione dei molti numeri o la loro cancellazione. Se si adottassero i sistemi moderni, come il codice a Barre, utilizzato all'anatomia patologica del Crob, questi potenziali errori sarebbero drasticamente ridotti. Insomma una situazione davvero difficile da comprendere in un ospedale che i politici e i dirigenti amano definire di Rilievo Nazionale, ma in qualche caso dai metodi antichi che possono creare inconvenienti agli utenti. Da qui, secondo l'ex primario, i ritardi sulla lettura dei vetrini. E spiega che la disponibilità data dal reparto era per la lettura di 155 vetrini la settimana per lo screening cervico uterino. Invece glie ne venivano e vengono consegnati più di 600. Pare che dal reparto abbiano fatto sapere alla direzione dell'ospedale della loro difficoltà di far fronte all'attività ordinaria, al netto di quella legata allo screening, ma che nessuno sia giunto in loro soccorso. Da qui si spiegherebbero i ritardi nella lettura dei vetrini, che vedrebbe nei medici il capro espiatorio della situazione. Invece per gli operatori sarebbe piùttosto da addossare alla disorganizzazione o alla mancanza di personale e di mezzi. Per questo fatto e per altri avvenuti, sono in molti a dedurre e immaginare che nella sanità della regione sia scritta la strategia che vede cambiare vestito, ambientazione e allocazione, di una serie di servizi. Ma che la sostanza e gli attori restano gli stessi. |
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Che i pazienti siano solo un optional?...
RispondiEliminaE che ciò che conta è che si assumano ing., arch.,laureati in giurisprudenza, economia e via sistemando?...