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mercoledì 26 novembre 2014

MINACCIA NUCLEARE... BASILICATA &CAMPANIA SI RIPARLA DI CIMITERO DI SCORIE RADIOATTIVE

Le scorie nucleari minacciano Campania, Basilicata e Sardegna
24.11.2014 Non bastavano trivelle e ecomafie in Campania e Basilicata a minacciare il territorio, ora arrivano anche le scorie nucleari a dover creare ulteriori preoccupazioni ai cittadini di queste due regioni e delle aree limitrofe. «Dopo aver affondato impunemente per decenni centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi eccetera – sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Campania e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie, spiega il giornalista di inchiesta Gianni lannes». Il Deposito Nazionale sarà costituito da una struttura di superficie, progettata sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Non è emerso nessun nome definitivo per impedire la rivolta popolare ma i siti segnalati potrebbero essere quelli di Garigliano in Campania e Trisaia in Basilicata dove già sono presenti dei siti. «Dunque, la prima menzogna del Governo italiano è che non ci sarà un unico deposito nazionale - spiega Lannes nella sua inchiesta - Infatti, per i rifiuti nucleari più pericolosi, ad alta attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di smaltimento geologico, vale a dire, nelle profondità delle terra. In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l'Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
E' sufficiente esaminare il primo inventario nazionale sulla contabilità nucleare redatto dall'Enea nel 2000 e successivamente dall'Apat, per appurare che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo Stato Maggiore della Difesa, mancano oggi all'appello appunto 350 metri cubi.
I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente dalla Sogin – a Trino, Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano, Trisaia - non sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie sarà impiantato in Sardegna.
Altra menzogna di Stato: la quantità di scorie da allocare nel predetto sito sardo. L'ultimo inventario nucleare dell'Apat tra rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137 metri cubi. La Sogin, invece, ne ha già stimato 90 mila metri cubi. Qual è la reale provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La risposta è scontata: l'Europa.
Basta una semplice ricerca e due minuti di tempo per appurare che dietro le due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono nientedimeno che i soliti profittatori internazionali. La Svizzera, ad esempio, non fa parte dell'Unione europea, ma detta legge in materia di spazzatura nucleare, dopo aver già inondato il nostro Paese, con la sua incontenibile immondizia chimica e nucleare» Conclude Lannes. Sulla Basilicata incombono diversi misteri come quanto successo nell'estate del 2013 dove non si è ami capito cosa è stato trasportato di preciso e qual era la destinazione finale di un convoglio scortato in stile film americano catastrofista. In quell'occasione a sottolineare il mistero c'era stata anche un'interpellanza del senatore M5S Vito Petrocelli. Riavvolgendo il nastro della vicenda in una notte di fine luglio, attorno alle 3, un carico è stato trasferito dal centro Itrec, situato nel comprensorio Enea-Trisaia di Rotondella, in Basilicata, all'aeroporto militare di Gioia del Colle (Bari). Circa 300 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri hanno scortato il tir con container e presidiato i principali svincoli, lungo il tragitto, durato circa 3 ore. La notizia ha subito generato allarme tra la popolazione, anche perché, secondo quanto dice Petrocelli, “dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe un travaso di materiale radioattivo”. Ad oggi non è stato ancora chiarito cosa è successa quella notte ma le dichiarazioni di Lannes ora fanno pensare che si continua ad utilizzare il nostro territorio come una grande pattumiera
La Basilicata oltre ad avere il più grande giacimento petrolifero onshore d'Europa, e per questo trivellata in lungo e in largo, è anche un vero e proprio cimitero di scorie nucleari. A Scansano Jonico, nel 2003 era stato addirittura proposta la costruzione (in una miniera di salgemma) di un deposito unico nazionale di scorie radioattive. Ma la popolazione scese in massa per le strade e riuscì ad opporsi a quella che, per l'intero territorio della piccola regione, sarebbe stata una sciagura. E a pochi chilometri da Scansano c'è il centro Itrec di Trisaia, gestito dalla Sogin – la società dello Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari – dove è stata programmata la costruzione di un deposito temporaneo per lo stoccaggio di rifiuti nucleari, “derivante dalle attività di decommissioning dell'impianto”. “Ma il piano di smantellamento – fa notare il comitato No scorie Trisaia – prevede l'arrivo all'Itrec di due cask (contenitori metallici corazzati, ndr) di contenimento con successivo incapsulamento delle barre e svuotamento della piscina, con destinazione il Deposito Nazionale. Se cosi fosse è accaduto qualcosa nell'interno dell'Itrec che ha fatto accelerare i tempi di incapsulamento?”.
I lavori di bonifica ambientale dovrebbero concludersi nel 2026. Ma sulle modalità e sui dettagli del Piano globale di disattivazione dell'impianto Itrec di Trisaia non è dato saper nulla. Come appurato infatti dalla Gazzetta del Mezzogiorno, “i rifiuti nucleari della Basilicata sono coperti da segreto di Stato“. Alla richiesta del quotidiano di visionare i documenti, dopo 8 mesi di solleciti il ministero dello Sviluppo Economico ha fatto sapere che “nei documenti sono contenuti dati, informazioni ed elaborati che, in base alla normativa vigente, e segnatamente ai sensi del Dpcm 22 luglio 2011, recante Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di stato e delle informazioni classificate debbono considerarsi informazioni classificate controllate, secretate”. “Non ci può essere segreto che tenga – commenta il senatore del M5S – perché la gente ha il diritto di sapere cosa accade nel luogo dove vive, per esercitare il diritto all'essere informati, ma anche al potersi regolare e difendere di conseguenza”.
Nel centro Itrec di Trisaia sono presenti materiali radioattivi di II e III categoria “a cominciare dalle 84 barre di uranio-torio che – ricorda Petrocelli – negli anni tra il 1969 e il 1971, ai sensi di un accordo mai ratificato dal Parlamento italiano, giunsero dalla centrale Elk River degli Stati Uniti d'America e mai sono state restituite.
http://social.i-sud.it/_P2901-le-scorie-nucleari-minacciano-campania-basilicata-e-sardegna
http://lucaniconlepalle.blogspot.com/2011/10/basilicata-e-veleni.html
http://lucaniconlepalle.blogspot.com/2011/02/cimitero-di-scorie-radioattive-in.html
http://lucaniconlepalle.blogspot.com/2011/03/trisaia-perche-si-continua-rischiare.html
http://lucaniconlepalle.blogspot.com/2011/04/salute-e-ambiente-quanto-contano.html
http://lucaniconlepalle.blogspot.it/2011/10/basilicata-la-regione-piu-colpita-da.html
http://matera.basilicata24.it/inchieste/allitrec-tredici-incidenti-nucleari-finiti-silenzio-15042.php
 

   

lunedì 15 settembre 2014

ROTONDELLA, FINITI NEL SILENZIO TREDICI INCIDENTI NUCLEARI

L’incidente del 21 agosto scorso, era purtroppo ampiamente prevedibile, come già detto nelle parti precedenti dell’inchiesta sull’Itrec – Trisaia.  Sono proprio i lavori di decommissioning in corso ad esporre l’ambiente e la popolazione ad eventi radiologici. Come sempre l’informazione 
è stata data 8 giorni dopo dall’Ispra, autodenunciata da Sogin e i lucani non ne sapevano nulla,  il tutto in barba alle leggi nazionali ed internazionali sulle informazioni ambientali e nucleari, ed alla faccia della trasparenza degli accordi con Sogin.


Gli incidenti “ufficiali” dell’Itrec: tanti e diversi ma tutti silenziosi. Nel “Rapporto finale di sicurezza (Impianto Itrec) IT G 0003 Rev. 03 del 09.10.2006”, elaborato da Sogin e consegnato ufficialmente ad Apat, odierna Ispra, e al Ministero delle Attività Produttive, oggi Mise, vengono elencati e descritti gli eventi che hanno interessato solo i locali dell’impianto Itrec. Il primo incidente interno risale al maggio 1970, quando vi fu una tracimazione dall’evaporatore W-40. La soluzione si riversò nella vasca, la vasca venne decontaminata e non vi furono conseguenze. Nel luglio ‘75 vi fu una perdita dal circuito di prelievo soluzione di processo: vennero contaminati i circuiti, le valvole ed il pavimento sottostante ma il locale venne decontaminato. Nel dicembre ‘75 si riversò una soluzione per analisi radiochimiche sui banchi di lavoro e sul pavimento del laboratorio radioattività ambientale. L’anno successivo, aprile ‘76, vi fu un versamento di liquido di lavaggio nella cella analitica: bonificata tornò agibile. Nell’aprile ‘78, vi fu un malfunzionamento durante il taglio del combustile e la conseguente contaminazione da polveri all’interno della cella-corridor, in seguito decontaminata. Nel marzo ‘80 vi fu una perdita di soluzione lavaggio off-gas che contaminò tre locali, in seguito bonificati. Nel dicembre ‘82 vi fu una perdita dal serbatoio raccolta soluzioni esauste che contaminò il locale infermeria ed il piazzale antistante, il tutto in seguito bonificato. Nell’aprile ‘94 il serbatoio W-140 ebbe una perdita per corrosione: nessuna conseguenza, stando all’Enea. Questi gli incidenti che hanno avuto effetti solo all’interno dell’Itrec, tuttavia se ne riportano tre che hanno interessato l’ambiente esterno.

Nel dicembre ‘68, arrivano le barre di Elk River e con loro il primo incidente. Nel 1968 ci fu una perdita di soluzione di lavaggio delle barre, che ha interessato i pozzetti e le canalette di drenaggio che convogliavano le acque di scarico al fiume Sinni. Il tutto venne bonificato e fu realizzata una campagna radiologica il cui esito non è riportato sul documento Enea. Nell’agosto 1975 si verificò un’altra perdita dal fascio tubiero dell’evaporatore W-20, causa corrosione. La soluzione contaminata ha interessato il sistema di drenaggio verso i serbatoi di stoccaggio. Acque per decontaminazione del sistema drenaggio potenzialmente attive, interessarono un breve tratto del Fosso Granata. La bonifica fu effettuata previo monitoraggio ante e post-operam. Ufficialmente i valori furono inferiori ai limiti stabiliti dai decreti applicativi del DPR 185 come confermato dai dati della “Campagna Radiologica sul Sito Cre Trisaia" ( 1985) e dai dati dei campionamenti dei periti d’ufficio, nominati dal Procuratore della Repubblica di Matera nell’ambito dell’azione giudiziaria conclusasi con l’assoluzione con formula piena del direttore impianto dell’epoca.

Tra l’aprile 1993 e l’agosto 2014 altri tre incidenti. Nel ‘93 si registrò la perdita d’integrità della condotta di scarico a mare, causa corrosione. Nell’arco del periodo interessato furono riscontrate 3 successive perdite dalla tubazione della condotta di scarico nell’ultimo tratto interessato (“oltre 150 mt dal mare” - riporta il documento, quindi si presuppone su terraferma a 150 mt dalla linea di costa). Data la bassissima contaminazione dell’acqua di scarico ( inferiore ai limiti ammessi per lo scarico autorizzato) i livelli riscontrati non rivelarono valori di contaminazione significativa dopo le operazioni di bonifica e monitoraggio. Pochi giorni fa, invece, nell’ambito dei lavori propedeutici alla bonifica, cantieri autodenunciati da Sogin ad Arpab e dei quali la popolazione non sa nulla, eseguiti con un piano d’emergenza esterno scaduto e discutibile, durante gli scavi per il recupero del monolite (blocco cementizio di oltre 100 tonnellate contenente rifiuti nucleari) sono partiti i lavori di indagine sull’integrità del monolite stesso, il quale ha perso liquido contaminato a seguito di una scalfitura di 2 cm. Il liquido si è riversato sul terreno, bonificato dopo da Sogin. Quando è arrivato l’organo terzo di controllo? L’Ispra è arrivata giorni dopo ed il 29 agosto scorso ha emanato il relativo comunicato stampa, omettendo la divulgazione sia delle analisi sui campioni contaminati dalla fuoriuscita che ammettendo implicitamente l’assenza durante i lavori in corso all’Itrec. L’Ispra dovrebbe essere presente quotidianamente in Trisaia, invece aspetta che Sogin la chiami, bonifichi, continui i lavori e dopo semmai fa sentire la sua voce. Vista la perdita di liquido contaminato, non si sa da cosa e di quanto, per una scalfitura di soli 2 cm, quando dovranno spostare o tagliare il monolite cosa accadrà? Quello del 21 agosto è un incidente con ripercussioni sull’ambiente interno, ma se accadesse una fuoriuscita più grossa moriremo in attesa di un comunicato stampa mai giunto? Sogin continua ad essere controllato e controllore di sé stesso.

Le condanne penali e silenziose di alcuni dipendenti dell’Itrec. Dalla sentenza depositata presso la Pretura Circondariale di Matera – sezione distaccata di Rotondella, risalente al 28 novembre 1998, nella quale vennero indagati alcuni dirigenti dell’Enea e dell’Itrec, l’accusa avanzò l’ipotesi del mancato rispetto delle prescrizioni ministeriali per l’adeguamento dell’impianto alle norme allora vigenti, omettendo di realizzare entro l’agosto del 1980, violazione ancora in essere al 1998, un sistema di solidificazione dei rifiuti liquidi ad alta attività provenienti dal riprocessamento degli elementi di combustibile nucleare irraggiato, il tutto in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, alcuni dipendenti omisero di denunciare le emergenze nucleari o comunque le anomalie aventi implicazione di pericolo per la pubblica incolumità verificatesi sia nell’aprile ’93 che nel marzo ‘94, al fine di occultare il reato. A ciò si aggiunse l’ipotesi illecita di smaltimento di rifiuti radioattivi non autorizzati, inclusi quelli biomedicali, nonché, omettendo la solidificazione dei liquidi radioattivi che permanevano allo stato liquido con livelli di emissioni nominali di circa 36mila Curie (Ci), un valore altissimo, stoccandoli in contenitori usurati che riversavano parte del contenuto sul fondo delle celle di stoccaggio, correndo il rischio di un’inondazione radioattiva con gravi ed estese azioni lesive della pubblica incolumità e dell’ambiente – pericolo tutt’ora esistente. Le iniziali condanne decaddero in ultimo appello o andarono in prescrizione, ad eccezione, nel 2001, dell’ ingegnere dell’Enea - Giuseppe Lippolis, condannato a quindici giorni di carcere dalla Corte d’Appello del Tribunale di Salerno, dopo revisione processuale della Cassazione. Ma anche le inchieste di Basentini, Pace e Romaniello arriveranno ad un nulla di fatto, se non ad allarmare gli addetti ai lavori, perché sia l’epopea di Pace, che nel ’97 rinviò a giudizio 5 dipendenti dell’Enea, che le osservazioni di Basentini sull’esigenza di indagare a mezzo ortofoto termiche, sorprendentemente non più autorizzata ( www.karakteria.org ), alimentano ancora oggi le tesi cospirative che vorrebbero l’Itrec di Trisaia come una sorta di porto franco per traffici nucleari. Scuote la coscienza il pensiero che in Campania, in piena Terra dei Fuochi – Regi Lagni, furono proprio le foto aree svolte con scanner iperspettrale Mivis a permettere un’iniziale mappatura delle discariche abusive, con un telerilevamento dei picchi di calore causati dai rifiuti interrati.
Perché in Basilicata non hanno ancora fatto le foto aree svolte invece nella Terra dei Fuochi? La formula di scarico a mare, regolamentata per legge, è realmente sicura e rispettata? Perché l’Ispra e l’Istituto Superiore di Sanità non supervisionano direttamente i lavori in corso all’Itrec? Adesso che la Basilicata è rientrata nell’obiettivo 1, la Dda di Potenza ed il Comando Carabinieri Tutela Ambiente Ced di Napoli perché non procedono con la campagna di fotografie aree del territorio lucano visto che nel 2008 la richiesta venne rigettata poiché la Regione Basilicata era stata esclusa dalle regioni obiettivo-convergenza finanziati con fondi Pon e le risorse aeree impegnate solo per la Campania. Ci sono discariche di serie A e di serie B, B come Basilicata?

venerdì 6 giugno 2014

BASILICATA: LA SANITA' AI TEMPI DEL GOVERNATORISSIMO


Stupisce, allarma e preoccupa che i provvedimenti primi (a parte il primissimo- autoassolutorio e l'ultimo, pregno di  84 regalie...) del nuovo governo regionale siano tutti dedicati alla Sanità!
Quella stessa Sanità tanto  decantata, fino a ieri, come fiore all'occhiello regionale;
Quella con i bilanci "a posto" (anche senza i sostanziosi proventi del petrolio?)...
Allora erano tutte bugie? Forse si!
Lo testimoniano i vari scandali. Gli interventi della giustizia contabile, amministrativa e ordinaria. La moltiplicazione dei reparti (pur con la chiusura o "riqualificazione" di interi ospedali); Il 118 in cronico, perenne, affanno, le cui postazioni funzionano spessissimo a singhiozzo. Le liste d'attesa interminabili (per chi non ha in rubrica il numero di un dipendente dell'Azienda sanitaria -meglio se Dirigente)...  Adesso, pare, si dovrà tornare ad assumere!!!
Si auspica Medici, Infermieri, autisti e ausiliari, i cui contratti -finora- sono stati fatti sempre e solo a termine...
Allarma e preoccupa, invece, l'eventualità che gli sforzi possano tornare a concentrarsi verso ben altre categorie, come la storia recente insegna: gli amministrativi! I quali, checchè ne dicano le "rideterminazioni di pianta organica", sono sovrabbondanti e ridondanti ( basta fare un giro in qualsiasi presidio e vedere gli uffici vuoti -bisogna cercarli nei pressi dei distributori automatici o ai supermercati). Ciò nonostante l'attenzione è spessissimo concentrata verso tali assunzioni -a tempo indeterminato, naturalmente- con tentativi di concorso -all'apparenza "mirati", stranamente e colpevolmente dimentichi di graduatorie precedenti ancora valide!!!!. Si sa che invece  paga di più, e molto in termini politici, non di efficenza però, continuare con la solita vecchia e nota solfa... Come l'ostinata determinazione con cui, ad esempio, si porta avanti (da un un paio di anni) il tentativo- finora frustrato, per fortuna e Tar, - di assumere un   paio di (noti?)"amministrativi cat. D"  del ladronegrese....

MARIA SANTO

mercoledì 15 gennaio 2014

Asl 3: COMPRA 21 ECOTOMOGRAFI E NON LI UTILIZZA

Le indagini della Finanza: "Imballati e in alcuni casi addirittura scomparsi"

di Eli Galgano

L'ex Asl 3 compra 21 ecotomografi ma non li utilizza
Un caso di malasanità e spreco di soldi pubblici quello segnalato dai finanzieri della Compagnia di Lauria nell'ambito di un’attività di polizia economico-finanziaria volta a verificare inefficienze e sprechi di denaro pubblico nella spesa sanitaria.

I FATTI. I militari della Finanza hanno scoperto che l'ex Asl3 di Lagonegro aveva acquistato 21 ecotomografi digitali portatili, destinati ad essere utilizzati nelle ambulanze e negli elicotteri del servizio 118, per interventi ecografici d’urgenza, poi dislocati presso i nosocomi ed i punti 118 dell’intera Regione Basilicata. Si tratta di attrezzature del costo medio di 18mila euro euro l'uno. Per un totale, dunque di 378mila euro. Apparecchi che, nella maggior parte dei casi, non sono stati mai utilizzati. I controlli dei militari di Lauria, coadiuvati dai finanzieri di Potenza, Matera, Policoro, Rionero in Vulture, Viggiano e Metaponto, hanno riguardato ospedali, punti territoriali di Soccorso e Poliambulatori per verificare l’effettiva disponibilità degli ecotomografi presso le strutture assegnatarie e constatarne il reale ed effettivo utilizzo.
APPARECCHI MAI UTILIZZATI, SCOMPARSI E OPERATORI CHE NON SAPEVANO UTILIZZARLI. Le indagini, espletate sia attraverso quesiti rivolti agli operatori interessati che attraverso l’esame diretto degli apparati, hanno portato alla luce diverse anomalie. E' risultato infatti che in due strutture sanitarie non si sapeva dell'esistenza degli ecotomografi. In un caso, alla richiesta, da parte dei militari, di visionare specificamente l’apparecchio in questione, ne è stato mostrato uno totalmente differente. In un altro caso sono stati necessari 15 giorni per rinvenire l’apparecchio, inutilizzato e abbandonato in un ufficio amministrativo; in altre 14 strutture sanitarie regionali è stata accertata la mancata utilizzazione dell'apparecchio, accertata dagli investigatori, attraverso la quantificazione dello spazio di memoria digitale occupato e l’elenco numerico dei pazienti beneficiari di prestazione, rilevabili analizzando il software interno delle macchine. Nella maggior parte dei casi, i finanzieri hanno rinvenuto le attrezzature ancora imballate. I finanzieri hanno poi constatato che gli operatori sanitari che avrebbero dovuto usare gli ecotomografi non sapevano come utilizzarli, ed inoltre è risultato che numerosi operatori sanitari che avevano la disponibilità degli apparecchi non avevano frequentato alcun corso di formazione per l'utilizzo degli stessi. Ed ancora sui mezzi di soccorso gli ecotomografi non solo non venivano utilizzati ma non avevano uno spazio dove essere collocati in sicurezza. Accertata la mancata utilizzazione di 14 apparecchi, è stato appurato, altresì, che i rimanenti 7 ecotomografi sono stati adoperati solo sporadicamente dal personale medico. Nel caso dell’Ospedale di Lagonegro, ad esempio, l’ecotomografo destinato al pronto soccorso, è stato “recuperato” per finalità diagnostiche programmate dai reparti di degenza, in ausilio alla strumentazione già esistente.
SANITA', APPALTI E DANNO ERARIALE. Dagli accertamenti eseguiti, è inoltre risultato che la ditta fornitrice, oltre a quelli destinati a strutture della Regione Basilicata, ha ceduto, negli ultimi anni, solo 9 esemplari ad altre strutture sanitarie dislocate sull’intero territorio nazionale. All’esito delle indagini, il danno erariale segnalato alla Procura Regionale della Corte dei Conti, conseguente alla gestione delle attrezzature inutilizzate, è risultato ammontare a circa 300mila euro.