Le scorie nucleari minacciano Campania, Basilicata e Sardegna
24.11.2014
Non bastavano trivelle e ecomafie in Campania e Basilicata a
minacciare il territorio, ora arrivano anche le scorie nucleari a dover
creare ulteriori preoccupazioni ai cittadini di queste due regioni e
delle aree limitrofe. «Dopo aver affondato impunemente per decenni
centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti
pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi
eccetera – sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Campania
e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie, spiega il
giornalista di inchiesta Gianni lannes». Il Deposito Nazionale sarà
costituito da una struttura di superficie, progettata sulla base degli
standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo smaltimento a
titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Non
è emerso nessun nome definitivo per impedire la rivolta popolare ma i
siti segnalati potrebbero essere quelli di Garigliano in Campania e
Trisaia in Basilicata dove già sono presenti dei siti. «Dunque, la
prima menzogna del Governo italiano è che non ci sarà un unico deposito
nazionale - spiega Lannes nella sua inchiesta - Infatti, per i rifiuti
nucleari più pericolosi, ad alta attività o se preferite di terza
categoria, è previsto un deposito di smaltimento geologico, vale a dire,
nelle profondità delle terra. In passato, lo Stato italiano ha nascosto
una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi
provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam
infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa
inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l'Enea per un
esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
E' sufficiente esaminare il primo inventario nazionale sulla contabilità nucleare redatto dall'Enea nel 2000 e successivamente dall'Apat, per appurare che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo Stato Maggiore della Difesa, mancano oggi all'appello appunto 350 metri cubi.
I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente dalla Sogin – a Trino, Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano, Trisaia - non sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie sarà impiantato in Sardegna.
Altra menzogna di Stato: la quantità di scorie da allocare nel predetto sito sardo. L'ultimo inventario nucleare dell'Apat tra rifiuti e combustibile irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137 metri cubi. La Sogin, invece, ne ha già stimato 90 mila metri cubi. Qual è la reale provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La risposta è scontata: l'Europa.
Basta una semplice ricerca e due minuti di tempo per appurare che dietro le due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono nientedimeno che i soliti profittatori internazionali. La Svizzera, ad esempio, non fa parte dell'Unione europea, ma detta legge in materia di spazzatura nucleare, dopo aver già inondato il nostro Paese, con la sua incontenibile immondizia chimica e nucleare» Conclude Lannes. Sulla Basilicata incombono diversi misteri come quanto successo nell'estate del 2013 dove non si è ami capito cosa è stato trasportato di preciso e qual era la destinazione finale di un convoglio scortato in stile film americano catastrofista. In quell'occasione a sottolineare il mistero c'era stata anche un'interpellanza del senatore M5S Vito Petrocelli. Riavvolgendo il nastro della vicenda in una notte di fine luglio, attorno alle 3, un carico è stato trasferito dal centro Itrec, situato nel comprensorio Enea-Trisaia di Rotondella, in Basilicata, all'aeroporto militare di Gioia del Colle (Bari). Circa 300 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri hanno scortato il tir con container e presidiato i principali svincoli, lungo il tragitto, durato circa 3 ore. La notizia ha subito generato allarme tra la popolazione, anche perché, secondo quanto dice Petrocelli, “dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe un travaso di materiale radioattivo”. Ad oggi non è stato ancora chiarito cosa è successa quella notte ma le dichiarazioni di Lannes ora fanno pensare che si continua ad utilizzare il nostro territorio come una grande pattumiera
La Basilicata oltre ad avere il più grande giacimento petrolifero onshore d'Europa, e per questo trivellata in lungo e in largo, è anche un vero e proprio cimitero di scorie nucleari. A Scansano Jonico, nel 2003 era stato addirittura proposta la costruzione (in una miniera di salgemma) di un deposito unico nazionale di scorie radioattive. Ma la popolazione scese in massa per le strade e riuscì ad opporsi a quella che, per l'intero territorio della piccola regione, sarebbe stata una sciagura. E a pochi chilometri da Scansano c'è il centro Itrec di Trisaia, gestito dalla Sogin – la società dello Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari – dove è stata programmata la costruzione di un deposito temporaneo per lo stoccaggio di rifiuti nucleari, “derivante dalle attività di decommissioning dell'impianto”. “Ma il piano di smantellamento – fa notare il comitato No scorie Trisaia – prevede l'arrivo all'Itrec di due cask (contenitori metallici corazzati, ndr) di contenimento con successivo incapsulamento delle barre e svuotamento della piscina, con destinazione il Deposito Nazionale. Se cosi fosse è accaduto qualcosa nell'interno dell'Itrec che ha fatto accelerare i tempi di incapsulamento?”.
I lavori di bonifica ambientale dovrebbero concludersi nel 2026. Ma sulle modalità e sui dettagli del Piano globale di disattivazione dell'impianto Itrec di Trisaia non è dato saper nulla. Come appurato infatti dalla Gazzetta del Mezzogiorno, “i rifiuti nucleari della Basilicata sono coperti da segreto di Stato“. Alla richiesta del quotidiano di visionare i documenti, dopo 8 mesi di solleciti il ministero dello Sviluppo Economico ha fatto sapere che “nei documenti sono contenuti dati, informazioni ed elaborati che, in base alla normativa vigente, e segnatamente ai sensi del Dpcm 22 luglio 2011, recante Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di stato e delle informazioni classificate debbono considerarsi informazioni classificate controllate, secretate”. “Non ci può essere segreto che tenga – commenta il senatore del M5S – perché la gente ha il diritto di sapere cosa accade nel luogo dove vive, per esercitare il diritto all'essere informati, ma anche al potersi regolare e difendere di conseguenza”.
Nel centro Itrec di Trisaia sono presenti materiali radioattivi di II e III categoria “a cominciare dalle 84 barre di uranio-torio che – ricorda Petrocelli – negli anni tra il 1969 e il 1971, ai sensi di un accordo mai ratificato dal Parlamento italiano, giunsero dalla centrale Elk River degli Stati Uniti d'America e mai sono state restituite.
http://social.i-sud.it/_P2901-le-scorie-nucleari-minacciano-campania-basilicata-e-sardegna
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