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lunedì 9 dicembre 2013

IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO ...Ovvero il Sistema Basilicata


[Comunicato stampa: si opera sempre allo stesso modo, il sistema basilicata non cambia]

Esempio lampante di cosa intenda continuare a fare il Sistema Basilicata è il bando pubblico “Sostegno alle imprese per lo sviluppo delle micro-filiere multicomparto” indetto dal Gal la Cittadella del Sapere nell'ambito dei fondi Feasr. Il bando è destinato alle imprese dell'area Lagonegrese, Alto Sinni, Pollino. Si tratta di iniziative di sostegno a favore degli imprenditori agricoli professionali in grado di accrescere la competitività delle produzioni agro-industriali locali attraverso la promozione, implementazione e messa a regime delle micro-filiere produttive multi-comparto che costituiscono la base economica del sistema produttivo locale. Fin qui nulla quaestio. I dubbi sorgono immediatamente dopo aver letto il termine entro il quale devono essere presentate le domande. E cioè il 17 dicembre prossimo. Il bando è stato pubblicato solo il 1 dicembre scorso. Poiché gli adempimenti e i requisiti per poter partecipare al bando sono molteplici, tra cui la redazione di progetti specifici e dettagliati, e poiché è impossibile redarre tali progetti e approntare tutti gli altri atti/requisiti richiesti in 15 giorni sorge spontaneo il dubbio che siamo di fronte a un bando “sartoriale” cioè tagliato e cucito ad hoc per chi i progetti li ha già belli e pronti. Altrimenti ci spieghi il presidente del Gal, Nicola Timpone, tra l'altro responsabile del procedimento, come si può in così poco tempo approntare tutta la documentazione per poter avere i requisiti richiesti dal bando. La nostra impressione che siamo di fronte si ad una misura di sostegno, ma per i soliti noti appartenenti alle solite filiere del centrosinistra lucano.

Gianni Rosa
Potenza 9/12/2013

venerdì 6 dicembre 2013

San Benedetto, impianto di Viggianello... Vietato sapere?


A settembre è stato sottoscritto un accordo tra Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. e  Regione Basilicata per la realizzazione a Viggianello di un impianto di imbottigliamento dell'acqua minerale della sorgente Mercure, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.  
L'investimento iniziale sara' di 12 milioni e 391 mila euro di cui 3 milioni e 391 mila euro finanziati dalla Regione Basilicata e, nella fase iniziale, saranno impiegate 15 unita' lavorative.  Apertura del cantiere  ottobre 2013,  start up produttivo a settembre 2014.
E questo è tutto quanto è dato sapere! Per il resto silenzio totale....
Soprattutto in tema di assunzioni....  Nessuna informazione dalla società... La tipologia delle assunzioni? Mistero! I profili richiesti? Boh! Insomma ogni informazione utile all'ipotetico giovane disoccupato medio lucano viene negata! Ogni tentativo di contatto informativo -documentabile- frustrato, dirottato e poi ignorato...! Ci si domanda come mai, perchè... e le risposte che, spontanee, vengono alla mente sono tutt'altro che rassicuranti. Sanno di vecchio... di  preoccupante dejà vù.
Qualcuno obietterà che , in fondo in fondo, è un comportamento legittimo, trattandosi di azienda privata. Probabilmente si! ...se non fosse per quei tre milioni e passa di denaro pubblico incassato che impongono un minimo di rendicontazione e di trasparenza!
PERCHE' IN FONDO, PARLANDO DI ACQUA MINERALE, LA TRASPARENZA DOVREBBE ESSERE TUTTO....!

giovedì 24 ottobre 2013

30 AUTISTI D'AMBULANZA - MOLTI AMMESSI "SENZA I REQUISITI DEL BANDO" - TAR ANNULLA CONCORSO ASP







Sta diventando una preoccupante consuetudine quella di sbagliare -"calibrare" o "interpretare" male - i Bandi di concorso.
Questa volta si tratta del  "concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura a tempo indeterminato di n. 30 posti di operatore tecnico specializzato - autista di autoambulanza (servizio 118) - cat. BS " (delib. Direttore Generale n. 611 del 10.06.2010). Orbene sembrerebbe che l’amministrazione abbia ammesso concorrenti privi del prescritto requisito dell’esperienza maturata come autista di ambulanza e escluso i ricorrenti, in possesso del requisito prescritto. Pare anche che alcuni tra i vincitori privi del "requisito" siano già stati assunti ed "operativi"....
E'intervenuto il TAR annullando il concorso con sentenza del 22/10/2013 (ricorso numero di registro generale 371 del 2012).
Al di la di ogni altra considerazione di carattere generale, viene da chiedersi quali siano le responsabilità dirigenziali di questo ripetersi di situazioni anomale (ricordiamo la bocciatura TAR di un altro precedente concorso per Amministrativi) e in quale spreco di risorse, energie, ritardi e disagi si traducano tali "disattenzioni". Perchè una cosa è certa: poco più di un terzo dei vincitori erano stati, nel frattempo, già assunti - alcuni con, altri senza i "requisiti. Poi c'è la questione dei "riservisti" vincitori -  fortunati con pregressi contratti a termine di 36 mesi contro gli 8 mesi della media.
Insomma, una gran bella grana per L'ASP.

http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Potenza/Sezione%201/2012/201200371/Provvedimenti/201300631_01.XML

http://lucaniconlepalle.blogspot.it/2012/03/sospeso-concorso-asp-per-ordinanza-tar.html

http://lucaniconlepalle.blogspot.it/2012/03/concorso-autisti-asp-bloccato-dal-2010.html

lunedì 23 settembre 2013

AREE PROGRAMMA.... CHI CI CAPISCE E' BRAVO!



A poco meno di tre anni dall'istituzione delle Aree Programma, continua il mistero circa il ruolo che dovrebbero avere: ricordiamo, a beneficio dei più, che inglobano le disciolte Comunità montane con lo scopo di “agevolare e favorire il concorso delle Amministrazioni locali nella impostazione e nella attuazione delle politiche pubbliche”. Come dire tutto e niente...aria fritta! Sta di fatto che, ad oggi, un gran quantità di dipendenti dalle qualifiche e professionalità più disparate se ne sta parcheggiata nelle vecchie sedi di C. M. a fare le parole crociate.
Tuttavia, periodicamente, tanto per fare qualcosa, si provvede al conferimento degli Incarichi di Responsabilità degli Uffici dell'Area Programma (ultimo quello dell'A.P. del Lagonegrese Pollino-prot. 2406 da parte del Sindaco del Comune Capofila) con una girandola di spostamenti, attribuzioni, soppressioni. Responsabilità di Area a laureati e non; titolati laureati “retrocessi” , Dirigenti di provata professionalità “solo” responsabili di Area...

Mirabile esercizio di “layout” organizzativo di cui però, sfugge il metodo. Non si capisce, cioè, se si tratta di attribuzioni fatte su base meritocratica, politica, geografica o altro. Se fatte in maniera “autocratica” o di concerto con il Presidente; se con le rappresentanze sindacali, la Regione o i sette nani....
Non Si Capisce proprio....


http://www.aplagonegresepollino.it/

mercoledì 18 settembre 2013

AQL: AGGIUNGI UN “POSTO” A TAVOLA...

ASSUNZIONI “SOSPETTE” AD ACQUEDOTTO LUCANO

Acquedotto lucano (foto TRM)Acquedotto lucano (foto TRM)



Una decina quelle che, dal 2008 in poi, sarebbero state effettuate senza le procedure previste dalla legge n. 133 del 2008. Aperta un’inchiesta. Dirigenti della public utility regionale saranno ascoltati dai magistrati.
di ANTONIO GRASSO
BASILICATAAssunzione “sospette” ad Acquedotto Lucano. Una decina quelle su cui la magistratura vuole vederci chiaro. Perché sarebbero state effettuate senza le procedure espressamente previste dalla Legge n.133 del 2008 (che dispone, tra l'altro, la necessità di “procedure ad evidenza pubblica per l’acquisto di beni e servizi e per l’assunzione di personale” ndr). Si tratterebbe (il condizionale è d’obbligo) di contratti “di favore” destinati a “parenti ed amici” di uomini politici, amministratori locali e dirigenti di Aql (società per azioni operativa dal 1 gennaio 2003). Per questo, nei prossimi giorni, due dirigenti della public utility lucana (il cui capitale azionario appartiene ai 119 Comuni soci - nella misura di un euro per ciascun abitante - e alla Regione Basilicata, che detiene il 49 per  cento dello stesso capitale) saranno ascoltati dai magistrati della Procura della Repubblica di Potenza nell’ambito di un’inchiesta (condotta dal pm Francesco Basentini) sulle assunzioni fatte dal 2008 in poi nell’azienda che gestisce – in applicazione della Legge Galli - il servizio idrico integrato (dal prelievo alle sorgenti, al trasporto attraverso gli acquedotti e la rete idrica, dalla distribuzione nelle abitazioni fino alla depurazione negli impianti di trattamento) in Basilicata. Al momento non ci sono indagati. Altro non è dato sapere.
http://www.sassiland.com/notizie_matera/notizia.asp?id=25270&t=assunzioni_sospette_ad_acquedotto_lucano


http://lucaniconlepalle.blogspot.it/2012/01/concorso-pubblico-pd-raccomandati-2.html

venerdì 14 giugno 2013

TUBO RADIOATTIVO, FRAGOLE E MARE


Da anni un tubo scarica liquami radioattivi in mare, nel territorio di Rotondella, attraversando frutteti. Tutto è stato tenuto nascosto, segreto. Ancora adesso, che la notizia è diventata di pubblico dominio, grazie a una video-inchiesta di Ulderico Pesce, si continua a fare finta di niente, palleggiandosi le responsabilità. Ulteriore, singolare notizia: i controlli li fa la Sogin.... che è anche la società che scarica a mare i liquami!

Il video:
http://www.uldericopesce.it/index.php?option=com_jvideo&view=watch&id=9&Itemid=45

giovedì 25 aprile 2013

IL VENTO STA CAMBIANDO ANCHE IN BASILICATA

La bomba prima o poi doveva scoppiare! Vicende squallide che, se confermate (esiste la presunzione d'innocenza), ci rimandano un sistema marcio ma dilettantistico, da ladri di polli.... scontrini ritoccati, raccolti a terra, pneumatici, vacanze con amanti....
Al momento sembrano non interessati SOLO 10 consiglieri, un terzo! Probabile che ci saranno altri sviluppi, altre "chicche". Noi aspettiamo curiosi. Ed impazienti!





TRUFFA SUI RIMBORSI
Tutti gli indagati dell'inchiesta che ha fatto crollare la Regione
Iscritti dai pm altri 21 nomi

Solo in dieci consiglieri si salvano dalle accuse dei pm di Potenza, il governatore. De Filippo nei guai per le fatture dell'acquisto di francobolli e per il capo del parlamentino lucano Santochirico giornali "doppi"
di LEO AMATO
POTENZA - Ha deciso di nominare una nuova giunta per gestire gli affari correnti e poi di fare un passo indietro sciogliendo il parlamentino lucano. Senza i toni di una Polverini, per non «anticipare giudizi», ma prendendo di fatto le distanze da tutto quanto emerso che «deturpa l'immagine della Basilicata». Ieri sera il presidente Vito De Filippo si è dimesso, prima che le notizie dell'operazione di carabinieri, finanza e polizia scattata in mattinata finissero sui giornali. E con queste le accuse nei suoi confronti.
C'è anche quello del governatore rieletto tra i nomi dei 37 indagati dell'inchiesta sui rimborsi per le attività dei gruppi e le spese di segreteria e rappresentanza dei consiglieri regionali. Tanto tuonò che piovve dalle parti di via Verrastro, ma già si annunciano "ulteriori precipitazioni" nei prossimi giorni se partiranno gli avvisi di garanzia con le contestazioni  per altri 21 tra i membri dell'attuale e della scorsa legislatura, oltre ai 16 che sono stati raggiunti ieri mattina dall'ordinanza di misure cautelari personali e reali firmata dal gip Luigi Spina.
Tra questi ultimi ci sono due assessori -ormai ex assessori - finiti agli arresti domiciliari, Vincenzo Viti del Pd e Rosa Mastrosimone dell'Idv, assieme capogruppo dell'eterna opposizione del Pdl Nicola Pagliuca. L'Udc Agatino Mancusi si era dimesso quattro mesi fa per l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa da vicepresidente di una giunta sostenuta da tutto l'arco del centrosinistra inclusi i vendoliani, e da semplice consigliere si è visto recapitare l'obbligo di dimora fuori dal capoluogo. Con lui ci sono altri 6 colleghi divisi alla pari tra maggioranza e minoranza, più un ex, candidato alle scorse politiche, che detiene ancora il record della media giornaliera di benzina rimborsata. Una roba da camionista robot, tanti sono i chilometri che avrebbe potuto percorrere con quel carburante (per lui l'obbligo è di dimorare nel paese di residenza). E per tutti più altri cinque è scattato anche il sequestro sui conti corrente di 170mila euro complessivi: a chi 5mila e a chi 26mila, come allo stakanovista del volante.
Ma anche gli altri della vecchia e della nuova giunta "ponte" per le elezioni che già si annunciano a settembre non se la passano molto meglio. L'assessore alla sanità Attilio Martorano? L'uomo che gestisce il budget più ricco tra quelli dei dipartimenti della Regione Basilicata, rimpinguato spesso e volentieri di royalties del petrolio? Anche lui sembra aver commesso qualche leggerezza, tipo aver pagato con i soldi pubblici i pranzi per il compleanno della signora. Idem per il nuovo assessore all'ambiente Enrico Mazzeo e il nuovo assessore alla formazione Roberto Falotico, che sarebbe riuscito a mangiare due volte, lo stesso giorno, nello stesso ristorante: prima come consigliere e poi come capogruppo-monogruppo di "Per la Basilicata". E senza mettere un filo di pancia!
Il vecchio ufficio del neo assessore all'Agricoltura Nicola Benedetto sembra essere infestato da un portaborse "fantasma", di quelli che costano una cosa sulla carta ma in realtà guadagnano ben altro. E l'assessore alle infrastrutture Luca Braia, ex capogruppo del Pd in consiglio? Provate a chiederlo a Ravello dove ad agosto si è fatto vivo con la moglie, la cognata senatrice col suo accompagnatore, l'altra cognata con moglie e nipoti, l'assessore alla cultura del Comune di Matera e consorte. La cena per tutti sotto il pergolato di glicini di uno dei ristoranti più belli e prestigiosi dev'essersi confusa tra le spese del Consiglio.
Infine l'assessore alle attività produttive, Marcello Pittella, appena nominato vicepresidente. A lui viene addebitato di aver portato in giustificazione del rimborso (anticipato) per "l'esercizio del mandato senza vincolo di mandato" lo scontrino di un ristorante "pezzottato" con l'aggiunta di una cifra davanti: da 23 euro a 223. Certo, è stato più elegante di chi invece che aggiungere una cifra a destra o a sinistra del "mangiato" si è messo a correggere gli 1 in 2 e i 2 in 4. Questo gli va riconosciuto. Ma la sostanza non cambia rispetto al pane di rappresentanza dell'ex Rosa Mastrosimone, e la cancelleria invisibile dell'altro ex Vincenzo Viti.
Chiaro però che se si vuole chiudere la giunta serve anche De Filippo, capace di portare a rimborso più francobolli di quanti ne ha mai visti la rivendita che ha emesso le fatture. «Mai avuto clienti del genere» ha spiegato il titolare disconoscendo la scrittura sulle carte depositate nell'ufficio di presidenza del consiglio regionale per giustificare la spesa del rimborso, che in realtà è un contributo anticipato per l'esercizio dell'attività politica. Ad ogni modo non parliamo di grandi cifre, un paio di migliaia di euro e nulla più, anche se adesso rischiano di costare tantissimo al governatore lanciato verso ben altri lidi se l'amico Enrico Letta dovesse riuscire a formare il governo. 
Tutti gli altri? Quelli "muniti di ombrello" al momento sono soltanto 10, e dato il numero esiguo si fa prima a chiamarli per nome. Della vecchia legislatura: la rifondarola Emilia Simonetti, i democratici Adeltina Salierno e Nino Carelli e il pidiellino Sergio Lapenna (oggi Udeur). Della nuova: Ernesto Navazio del gruppo misto, il Fratello d'Italia Gianni Rosa, il vendoliano Giannino Romaniello, l'ex assessore esterno Rosa Gentile (oggi ad di Acquedotto lucano spa) e i democratici Giuseppe Dalessandro e Vincenzo Folino, il deputato ex presidente del Consiglio.
Non l'ha scampata invece il suo successore, Vincenzo Santochirico, a sua volta democratico. Per lui si parla di fatture per l'acquisto di giornali portate a rimborso due volte, una per ognuna delle annualità prese in considerazione dagli investigatori, che sono il 2010 e il 2011. Un migliaio di euro di riviste e quotidiani che diventa due migliaia di euro per le stesse riviste e gli stessi quotidiani. Forse è poco ma basta e avanza per finire nella black list dei pm del capoluogo.

lunedì 1 aprile 2013

NUCLEARE IN BASILICATA-SEGRETI, PERICOLI E OMISSIONI


Trisaia - centro nucleare - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

[...]Nel profondo Sud, in Lucania, c’è un luogo chiamato Trisaia (tre aie) su un’altura che sovrasta il fiume Sinni, ad un soffio dal Mar Jonio, dove in un tempo antico si ripulivano le spighe di grano, sfruttando l'azione del vento. Il posto limita il confine amministrativo tra Basilicata e Calabria. Percorrendo la statale 106, ad una manciata di minuti dai paesi di Policoro e Nova Siri, appare quello che non t’aspetti: un centro nucleare, in un’area densamente abitata e coltivata dai contadini. Poco più a nord emergono le miniere di salgemma: qui c’è il Terzo Cavone nell’agro di Scanzano Jonico, dove il 13 novembre 2003, con tanto di decreto legge numero 314, il Governo Berlusconi, per mano del generale Carlo Jean - nominatocommissario straordinario per l’emergenza nucleare, calpestando i crismi della legalità e della trasparenza - intendeva realizzare il deposito unico nazionale per i rifiuti atomici. Non più mare, agricoltura a misura umana e pesca, ma scorie radioattive da nascondere nel sottosuolo. La gente di Lucania si ribellò in massa ed il governo del massone deviato, in affari con Cosa Nostra (tessera P 2 numero 1816) fu costretto a rimangiarsi in un solo boccone avvelenato quell’insana decisione.

Tomba atomica - Il popolo tricolore non sa. 40 anni fa lo Stato italiano ha realizzato in Lucania il primo cimitero nucleare, scavando semplicemente delle fosse nella nuda terra e distruggendo per sempre una mirabile area archeologica. I vari governi del Belpaese - pilotati dall'alleato USA - senza informare nessuno, né gli enti locali né tantomeno la popolazione civile, in maniera decisamente criminale, calpestando leggi e normative di sicurezza, allestirono la prima tomba a cielo aperto degli scarti dell'atomo letale.

Passano i decenni e si fa sempre finta di niente. Questa zona in riva al Golfo di Taranto (su cui lo Stato in barba al buon senso, ha recentemente rilasciato autorizzazioni per trivellare idrocarburi a tutto spiano) - come ben sanno tutte le autorità istituzionali e sanitarie a livello nazionale, regionale e provinciale - è contaminata anche a seguito di esperimenti e svariati incidenti di cui non è mai stata notiziata né la Prefettura di Matera né l'Autorità Giudiziaria. Soltanto in seguito ad una circostanziata denuncia di un medico, il dottor Morano, decollarono le indagini, grazie soprattutto alla determinazione di un giudice autoctono, Nicola Maria Pace (scomparso prematuramente). Accanto al giudice c'era Angelo Chimienti (anche lui morto improvvisamente) che più di tutti e prima di tutti ha denunciato e documentato questa barbarie. 



Come sostiene il medico Agnesina Pozzi "in Basilicata è possibile fare impunemente quello che altrove, non è nemmeno proponibile". Argomentazioni pienamente condivisibili, riscontrate dai fatti.

Itrec: l’acronimo - apparentemente innocuo - sta per Impianto trattamento e rifabbricazione elementi combustibile. Il centro nucleare del Cnen, poi Enea, sorto tra il 1961 ed il 1968, anche su sollecitazione diretta del padrino democristiano Emilio Colombo (assurto alle cronache giudiziarie in anni più recenti per consumo di cocaina in Parlamento - aveva come scopo ufficiale “la dimostrazione della realizzabilità della chiusura del ciclo uranio-torio, mediante il riprocessamento del combustibile irraggiato e fabbricandone del nuovo”. A cavallo tra il 1969 ed il 1971 - ai sensi di un accordo Cnen-Usaec (Commissione USA per l’energia atomica) mai ratificato dal Parlamento italiano -  giunsero dagli Stati Uniti d’America ben 84 barre di elementi uranio-torio ad alta attività (ossia di terza categoria, le più pericolose), provenienti dalla centrale Elk River nel Minnesota. Su venti di queste barre fu effettuato il cosiddetto riprocessamento, ma il Governo nordamericano non ha mai accettato di riprendersi quelle avanzate. La sperimentazione durò ufficialmente fino al 2003, quando la Sogin avviò ildecommissioning. Attualmente non esistono impianti al mondo per mettere in sicurezza i 64 elementi di combustibile irraggiato[...] Inondazione nucleare - “Un’inondazione radioattiva potrebbe investire il materano, da un momento all’altro”. L’allarme non è infondato. Il pericolo che incombe a tutt’oggi, sulla Basilicata e le regioni confinanti - Puglia, Calabria e Campania - è legato alla mancata solidificazione - un rigoroso obbligo di legge nazionale ed internazionale - di 2,7 metri cubi di scorie liquide radioattive ad alta attività, custoditi in alcuni serbatoi non più adeguati e sicuri, all’interno del centro ricerche dell’Enea, derivati dal trattamento di 24 elementi di combustibile nucleare irraggiato, provenienti dagli USA[...]Segreto di Stato - Una sensibile giornalista come Marisa Ingrosso dopo opportune verifiche, due giorni fa ha pubblicato un approfondimento sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno: «Non è possibile conoscere il futuro dell’Impianto trattamento elementi combustibile (Itrec) di Trisaia, in provincia di Matera. Così il Ministero dello Sviluppo Economico risponde alla richiesta della «Gazzetta» di visionare il piano di smantellamento della Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin Spa) o, per meglio dire, il «Piano globale di disattivazione dell’impianto Itrec di Trisaia» e la «Proposta di prescrizioni per la disattivazione…[...]
(1 – continua…)
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/03/basilicata-segreti-e-pericoli-del.html

sabato 23 marzo 2013

Sfilata di signorine in procura a Potenza...dai portaborse alle “portalletto”


Inchiesta sui rimborsi: dai portaborse alle “portalletto”
Sfilata di signorine in procura a Potenza

I pm sentono
le accompagnatrici
I pm sentono le accompagnatrici
di LEO AMATO
Inchiesta sui rimborsi: dai portaborse alle “portalletto”
Sfilata di signorine in procura a Potenza
 POTENZA - Vallettopoli sei anni dopo? Così verrebbe da dire a guardare le avvenenti signorine che stanno sfilando in questi giorni nei corridoi della procura. Pure la città è la stessa anche se il pm Henry John Woodcock se n’è andato via. Ma c’è una sostanziale differenza. Nessuna di loro lavora in televisione, e in un’epoca segnata dagli scandali per i privilegi della casta al posto dei Corona, dei Mora e degli Schicchi c’è una pattuglia di consiglieri regionali, che avrebbero “caricato” le loro notti “brave” tra i costi per l’«esercizio del mandato senza vincolo di mandato». Esiste un filone “camere matrimoniali” nell’inchiesta sui rimborsi che ormai da più di cinque mesi agita i palazzi del parlamentino lucano. E’ l’ultimo su cui gli inquirenti stanno cercando di vederci chiaro dopo i portaborse “fantasma”, le fatture taroccate e le spese pazze di chi si è fatto risarcire di tutto, inclusi anniversari e vacanze. Il riserbo degli investigatori rimane assoluto perciò è impossibile sapere con certezza a chi andrebbero attribuite le “frequentazioni” intraviste al quarto piano del Palazzo di giustizia. Ma le frenetiche attività di riscontro effettuate dai militari delle fiamme gialle e dei carabinieri assieme agli agenti della squadra mobile, non sono potute passare inosservate e hanno diffuso un certo allarme tra i diretti interessati. Alla base delle convocazioni ci sarebbe infatti il dato delle verifiche effettuate in questi mesi sulle fatture per i pernottamenti dei consiglieri, ospiti più o meno assidui di varie strutture alberghiere lungo tutto lo stivale. In teoria si parla di trasferte legate alla loro attività politica protrattesi ben oltre il tempo utile per tornare in sede. Ma una volta alla reception il consigliere di turno non avrebbe preso una stanzetta per sé o una matrimoniale a uso singola in quanto sempre in buona compagnia. Così le casse del parlamentino di via Verrastro sarebbero state alleggerite del sovrapprezzo pagato per la signora. Da intendersi come donna. Se poi si tratti della moglie, un’amica o una senzatetto raccolta ai bordi della strada con spirito francescano è tutta un’altra questione. L’inchiesta potentina è condotta dai pm Sergio Marotta e Francesco Basentini, che ha ereditato il fascicolo dalla collega Eliana Franco in partenza verso un nuovo incarico, e seguita da vicino anche dal procuratore Laura Triassi. Al centro ci sono due distinte voci del bilancio del consiglio regionale: le spese per i gruppi e quelle dei singoli consiglieri per un ammontare complessivo di circa un milione e mezzo all’anno. Al momento sono finiti sotto osservazione soltanto rendiconti e documentazione giustificativa per quanto erogato nel 2010 e nel 2011, ma non è escluso che una volta completate le verifiche possano essere presi in considerazione anche periodi precedenti. A far scattare il blitz delle forze dell’ordine che a metà ottobre hanno riempito tre auto di fatture e scontrini vari l’onda lunga degli scandali esplosi in Lombardia, nel Lazio e in Campania, e una campagna di stampa avviata dal Quotidiano della Basilicata sulla trasparenza delle spese di segreteria e rappresentanza dei consiglieri regionali. 

sabato 9 marzo 2013

L'ORO NERO DI VIGGIANO_INTRECCIO AI VERTICI DEL DIPARTIMENTO AMBIENTE DELLA REGIONE BASILICATA



di
 LEO AMATO
POTENZA - Un mese prima, a maggio di tre anni fa, era stato assessore regionale alla cultura per una notte, ma all'alba Donato Viggiano si era ritrovato soltanto - si fa sempre per dire - direttore generale del dipartimento ambiente. Poi sua moglie è entrata in società con questo imprenditore di Polla da tempo nell'orbita dell'Eni, più un altro misterioso personaggio, che in passato risulta residente nei paraggi del quartier generale della compagnia del cane a sei zampe. Tempo un anno ancora e poi le cose hanno preso davvero una piega particolare.
LA SOCIETA'
C'è un filo diretto che va da San Donato Milanese ai vertici degli uffici di via Verrastro a Potenza, e lega in un groviglio di interessi controllore e controllato, chi ogni giorno estrae petrolio dai ricchi giacimenti lucani, e chi supervisiona le istruttorie a livello regionale per la realizzazione delle infrastrutture necessarie. La matassa ha un nome e si chiama Med.Ing. srl (Mediterranea Ingegneria), una giovane società di progettazione con sede a Viggiano entrata a tempo di record nel gotha delle ditte più quotate dell'indotto petrolifero locale e non. «Una nuova realtà della Basilicata imprenditoriale». Racconta la scheda di presentazione visibile sul sito. «Nata dalla convinzione che un approccio "locale" alle attività di supporto e fornitura di servizi alle compagnie che operano nell'industria dell'oil & gas sia imprescindibile per centrare gli obiettivi di business on time».
Impossibile affidarsi a una traduzione letterale, ma il concetto è tutt'altro che sfuggente per chi è più navigato del settore. «Noi crediamo infatti - prosegue la scheda online - che solo una profonda conoscenza del territorio e dei meccanismi socioeconomico-politici che ivi sottendono, unita alle migliori competenze e risorse, possa consentire di rispondere in modo efficace e efficiente alle richieste del cliente». E quale mezzo di «conoscenza» migliore di un matrimonio ai vertici del dipartimento ambiente? Specie quando è proprio in quegli uffici che si trovano i fascicoli da cui dipende l'avvenire petrolifero di una regione e dell'Italia intera.
LE QUOTE
Ma che ci sta a fare di preciso Grazia Panetta, la moglie di Viggiano, come socia nella Med.Ing? Oggi un bel niente tant'è che soltanto due mesi fa risulta aver ceduto la sua quota a un nuovo socio: 4mila euro nominali di cui 1.250 versati. Né un euro in più ne un euro in meno di quanto registrato a giugno del 2010 nell'atto di costituzione della società. Sul sito internet la data è anticipata di quattro mesi, quando Viggiano era ancora direttore del centro di ricerche Enea della Trisaia di Rotondella, oltreché docente di energetica applicata della facoltà di ingegneria dell'Unibas. Ma è un dettaglio a confronto di quello che lascia realmente perplessi.
LE AUTORIZZAZIONI
Infatti, nell'arco di poco più di un anno dall'insediamento di Viggiano la compagnia del cane a sei zampe avrebbe incassato due diverse autorizzazioni ambientali dalla Regione: quella integrata - prevista dalle ultime normative - per l'esercizio del centro olii della Val d'Agri così com'è; e quella per il suo «ammodernamento». Mentre la società della signora, pur senza alcuna particolare referenza, avrebbe ricevuto una commessa di altissima specializzazione da un'altra azienda nell'orbita dell'Eni, il gruppo Cosmi della famiglia Resca, che esprime anche un membro nel consiglio di amministrazione guidato da Giuseppe Recchi e da Paolo Scaroni. Oggetto? Proprio la progettazione dei lavori di «ammodernamento» del centro olii della Val d'Agri, nell'ambito di un programma da 270 milioni di investimento complessivi per l'incremento delle estrazioni in Basilicata.
LA COMMESSA
«La Med.Ing. srl - spiega il sito della società nella pagina dedicata alle referenze - nonostante la recente costituzione, può vantare una prima commessa importante, in corso di svolgimento, con il Gruppo Cosmi spa per i lavori relativi ai "rilievi ingegneristici" inerenti le modifiche da apportarsi sulla linea 4 del CO.VA. (Centro olii della Val d'Agri, ndr) per i lavori relativi ai "rilievi ingegneristici" inerenti le modifiche da apportarsi sulla linea 4». Oltre a questo vengono illustrati solo lavoretti sui capannoni di ditte riconducibili al socio di maggioranza che è anche l'amministratore delegato della stessa Med.Ing..
I BILANCI
Per capire meglio di che si sta parlando andrebbe piuttosto osservato il flusso nei bilanci della società. Quelli del 2012 non sono ancora stati depositati ma i due precedenti sono abbastanza chiari. Tra dicembre 2010 e dicembre 2011 l'attivo circolante schizza da 5mila euro a 450mila. Eppure un anno più tardi la quota della moglie di Viggiano non cresce di valore come si potrebbe immaginare: resta uguale. Si potrebbe dire, insomma, che il suo si è rivelato un pessimo investimento, se neanche l'avviamento di una società nuova di zecca, e una prima «importante commessa» già andata in porto, come quella del centro olii, sono riusciti a fruttarle quanto gli interessi dell'ultimo libretto postale. Questo è quanto dicono le carte. Anche se risulta davvero difficile da credere.

sabato 16 febbraio 2013

LA PICCOLA, MISEREVOLE, MIGNOTTOCRAZIA DELLA CASTA LUCANA





Piccola miserevole mignottocrazia della casta 
Al vaglio il rischio di altri sperperi come quelli già accertati: tra le carte anche soggiorni all’estero
Prova catenaccio in corsivo prova e riprova con catenaccio in corsivo etc etc etc

Vacanze e signorine così così. Al vaglio il rischio di altri sperperi come quelli già accertati: tra le carte anche soggiorni all’estero. 
di LEO AMATO

Titolo ad una sola riga
Catenaccio light per primo piano da non modificare - CATEGORICO
di LEO AMATO
POTENZA - C’è la signorina di dubbia professione che ha disconosciuto il contratto di collaborazione a suo nome, e piuttosto ha ammesso una frequentazione “a chiamata” con il consigliere. Ci sono le fatture di ristoranti oltreconfine che sembrano accessorie di un periodo di beata vacanza con i propri cari, più che di impegnative missioni internazionali. Pranzi di compleanno per sé e per i propri familiari. Fatture inesistenti, fatture contraffatte, fatture usate più volte, spese personali (anche le più banali), e tanto altro ancora: tipo portaborse fantasma, e schede carburante che farebbero la felicità di qualunque distributore. Tutto pagato con soldi pubblici, e raccolto in un unico grande libro che rischia di travolgere un’intera classe dirigente, senza distinzioni tra destra e sinistra. Perché in Basilicata la mangiatoia per anni è stato un fatto bipartisan.
Sono al vaglio dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta da mercoledì i risultati del lavoro di quasi quattro mesi sulla documentazione giustificativa del “rimborso” per spese di segreteria e rappresentanza, che tra il 2010 e il 2011 è finito in tasca a 48 tra consiglieri, assessori esterni più il governatore, che si sono avvicendati nel parlamentino di via Verrastro. Certo se si vanno a guardare le presenze, rispetto ai lavori dell’assemblea, c’è chi è stato più assiduo e chi molto meno. Ma poco conta, dato che il rimborso lo intascavano lo stesso, e perdipiù in maniera anticipata a colpi di 2.600 euro al mese. Poi però bisognava presentare le proverbiali “pezze”, ed è qui che a quanto pare si sarebbe scatenato il più squallido dei saccheggi alle casse dell’assemblea. 
All’inizio era solo un sospetto alimentato dagli scandali del Lazio e della Campania che il Quotidiano della Basilicata aveva provato a smentire chiedendo di vedere le carte. Ma in tanti si sono opposti, e gli uffici hanno eretto uno scudo di protezione invocando la privacy dei consiglieri, nemmeno si trattasse della loro biancheria sporca. Poi sono arrivati in forze finanza, carabinieri e polizia, e non si sono limitati a una scorsa veloce: hanno esaminato ogni singolo scontrino risalendo alla fonte per accertarne la veridicità. E ne è venuto fuori di tutto.
Ai due magistrati spetterà adesso il compito di portare avanti un’inchiesta destinata a restituire la dubbia moralità di tanti, tantissimi per essere precisi, e la sfrontatezza, se non proprio l’arroganza e la presunzione d’impunità, di tutti gli altri, sempre in numero considerevole, che con ogni probabilità verranno chiamati a renderne conto davanti al Tribunale. Soltanto in pochi finora sarebbero andati esenti da segnalazioni: si parla di 9 in tutto nell’arco delle due legislature, ma concentrati perlopiù tra quelli non rieletti della prima, per cui sono stati presi in considerazione gli ultimi sei mesi e basta. A pensar male si capisce anche perché, se si considera che tra le spese ammissibili per legge al rimborso ce ne sono diverse riferibili a una campagna elettorale, con la possibilità - utilissima in occasione di simili ricorrenze - di giustificare ora per allora pure il “non speso” già erogato in precedenza. Legale ma immorale, tanto per restare in tema, dato che il contributo di cui si parla era stato previsto per «l’esercizio del mandato senza vincoli di mandato», mentre il rinnovo del mandato è cosa molto diversa. 
Resta aperta la questione dei tempi, vista la mole e la complessità degli accertamenti effettuati che richiederebbero uno studio più che approfondito. D’altra parte c’è però l’esigenza di impedire che altri soldi vengano sperperati da chi ha dimostrato leggerezza, o peggio, nell’utilizzo di risorse pubbliche. Qui però il discorso andrebbe diversificato, distinguendo i singoli consiglieri dai capogruppo e dagli assessori in carica che ogni giorno firmano delibere di spesa più o meno impegnative a seconda del rispettivo portafoglio. Per i primi di fatto la questione quasi non si pone, una volta reintrodotti - da un lato - i controlli dell’ufficio economato per l’anno 2012 (quelli sostanzialmente aboliti dal 2005, ndr) e tagliati - dall’altro - i rimborsi stessi con la spending review sugli sprechi degli enti locali. Per i rimanenti, al contrario, la questione potrebbe essere presa molto sul serio, come avvenuto anche in altre regioni dove sono scattate misure cautelari di vario tipo. Un’eventualità che potrebbe comportare una proroga sui termini di chiusura delle indagini fissati per aprile e la trasmissione degli atti al gip per un ulteriore vaglio di quanto emerso finora. 
......."POTENZA - C’è la signorina di dubbia professione che ha disconosciuto il contratto di collaborazione a suo nome, e piuttosto ha ammesso una frequentazione “a chiamata” con il consigliere. Ci sono le fatture di ristoranti oltreconfine che sembrano accessorie di un periodo di beata vacanza con i propri cari, più che di impegnative missioni internazionali. Pranzi di compleanno per sé e per i propri familiari. Fatture inesistenti, fatture contraffatte, fatture usate più volte, spese personali (anche le più banali), e tanto altro ancora: tipo portaborse fantasma, e schede carburante che farebbero la felicità di qualunque distributore. Tutto pagato con soldi pubblici, e raccolto in un unico grande libro che rischia di travolgere un’intera classe dirigente, senza distinzioni tra destra e sinistra. Perché in Basilicata la mangiatoia per anni è stato un fatto bipartisan. Sono al vaglio dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta da mercoledì i risultati del lavoro di quasi quattro mesi sulla documentazione giustificativa del “rimborso” per spese di segreteria e rappresentanza, che tra il 2010 e il 2011 è finito in tasca a 48 tra consiglieri, assessori esterni più il governatore, che si sono avvicendati nel parlamentino di via Verrastro. Certo se si vanno a guardare le presenze, rispetto ai lavori dell’assemblea, c’è chi è stato più assiduo e chi molto meno. Ma poco conta, dato che il rimborso lo intascavano lo stesso, e per di più in maniera anticipata a colpi di 2.600 euro al mese. Poi però bisognava presentare le proverbiali “pezze”, ed è qui che a quanto pare si sarebbe scatenato il più squallido dei saccheggi alle casse dell’assemblea. All’inizio era solo un sospetto alimentato dagli scandali del Lazio e della Campania che il Quotidiano della Basilicata aveva provato a smentire chiedendo di vedere le carte. Ma in tanti si sono opposti, e gli uffici hanno eretto uno scudo di protezione invocando la privacy dei consiglieri, nemmeno si trattasse della loro biancheria sporca. Poi sono arrivati in forze finanza, carabinieri e polizia, e non si sono limitati a una scorsa veloce: hanno esaminato ogni singolo scontrino risalendo alla fonte per accertarne la veridicità. E ne è venuto fuori di tutto. Ai due magistrati spetterà adesso il compito di portare avanti un’inchiesta destinata a restituire la dubbia moralità di tanti, tantissimi per essere precisi, e la sfrontatezza, se non proprio l’arroganza e la presunzione d’impunità, di tutti gli altri, sempre in numero considerevole, che con ogni probabilità verranno chiamati a renderne conto davanti al Tribunale. Soltanto in pochi finora sarebbero andati esenti da segnalazioni: si parla di 9 in tutto nell’arco delle due legislature"......
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