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Catenaccio light per primo piano da non modificare - CATEGORICO
di LEO AMATO
POTENZA - C’è la signorina di dubbia professione che ha disconosciuto il contratto di collaborazione a suo nome, e piuttosto ha ammesso una frequentazione “a chiamata” con il consigliere. Ci sono le fatture di ristoranti oltreconfine che sembrano accessorie di un periodo di beata vacanza con i propri cari, più che di impegnative missioni internazionali. Pranzi di compleanno per sé e per i propri familiari. Fatture inesistenti, fatture contraffatte, fatture usate più volte, spese personali (anche le più banali), e tanto altro ancora: tipo portaborse fantasma, e schede carburante che farebbero la felicità di qualunque distributore. Tutto pagato con soldi pubblici, e raccolto in un unico grande libro che rischia di travolgere un’intera classe dirigente, senza distinzioni tra destra e sinistra. Perché in Basilicata la mangiatoia per anni è stato un fatto bipartisan.
Sono al vaglio dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta da mercoledì i risultati del lavoro di quasi quattro mesi sulla documentazione giustificativa del “rimborso” per spese di segreteria e rappresentanza, che tra il 2010 e il 2011 è finito in tasca a 48 tra consiglieri, assessori esterni più il governatore, che si sono avvicendati nel parlamentino di via Verrastro. Certo se si vanno a guardare le presenze, rispetto ai lavori dell’assemblea, c’è chi è stato più assiduo e chi molto meno. Ma poco conta, dato che il rimborso lo intascavano lo stesso, e perdipiù in maniera anticipata a colpi di 2.600 euro al mese. Poi però bisognava presentare le proverbiali “pezze”, ed è qui che a quanto pare si sarebbe scatenato il più squallido dei saccheggi alle casse dell’assemblea.
All’inizio era solo un sospetto alimentato dagli scandali del Lazio e della Campania che il Quotidiano della Basilicata aveva provato a smentire chiedendo di vedere le carte. Ma in tanti si sono opposti, e gli uffici hanno eretto uno scudo di protezione invocando la privacy dei consiglieri, nemmeno si trattasse della loro biancheria sporca. Poi sono arrivati in forze finanza, carabinieri e polizia, e non si sono limitati a una scorsa veloce: hanno esaminato ogni singolo scontrino risalendo alla fonte per accertarne la veridicità. E ne è venuto fuori di tutto.
Ai due magistrati spetterà adesso il compito di portare avanti un’inchiesta destinata a restituire la dubbia moralità di tanti, tantissimi per essere precisi, e la sfrontatezza, se non proprio l’arroganza e la presunzione d’impunità, di tutti gli altri, sempre in numero considerevole, che con ogni probabilità verranno chiamati a renderne conto davanti al Tribunale. Soltanto in pochi finora sarebbero andati esenti da segnalazioni: si parla di 9 in tutto nell’arco delle due legislature, ma concentrati perlopiù tra quelli non rieletti della prima, per cui sono stati presi in considerazione gli ultimi sei mesi e basta. A pensar male si capisce anche perché, se si considera che tra le spese ammissibili per legge al rimborso ce ne sono diverse riferibili a una campagna elettorale, con la possibilità - utilissima in occasione di simili ricorrenze - di giustificare ora per allora pure il “non speso” già erogato in precedenza. Legale ma immorale, tanto per restare in tema, dato che il contributo di cui si parla era stato previsto per «l’esercizio del mandato senza vincoli di mandato», mentre il rinnovo del mandato è cosa molto diversa.
Resta aperta la questione dei tempi, vista la mole e la complessità degli accertamenti effettuati che richiederebbero uno studio più che approfondito. D’altra parte c’è però l’esigenza di impedire che altri soldi vengano sperperati da chi ha dimostrato leggerezza, o peggio, nell’utilizzo di risorse pubbliche. Qui però il discorso andrebbe diversificato, distinguendo i singoli consiglieri dai capogruppo e dagli assessori in carica che ogni giorno firmano delibere di spesa più o meno impegnative a seconda del rispettivo portafoglio. Per i primi di fatto la questione quasi non si pone, una volta reintrodotti - da un lato - i controlli dell’ufficio economato per l’anno 2012 (quelli sostanzialmente aboliti dal 2005, ndr) e tagliati - dall’altro - i rimborsi stessi con la spending review sugli sprechi degli enti locali. Per i rimanenti, al contrario, la questione potrebbe essere presa molto sul serio, come avvenuto anche in altre regioni dove sono scattate misure cautelari di vario tipo. Un’eventualità che potrebbe comportare una proroga sui termini di chiusura delle indagini fissati per aprile e la trasmissione degli atti al gip per un ulteriore vaglio di quanto emerso finora.
......."POTENZA - C’è
la signorina di dubbia professione che ha disconosciuto il contratto di collaborazione a suo nome, e piuttosto ha ammesso una frequentazione “a chiamata” con il consigliere. Ci sono le fatture di
ristoranti oltreconfine che sembrano accessorie di un periodo di beata vacanza con i propri cari, più che di impegnative missioni internazionali. Pranzi di compleanno per sé e per i propri familiari.
Fatture inesistenti, fatture contraffatte, fatture usate più volte, spese personali (anche le più banali), e tanto altro ancora: tipo portaborse fantasma, e schede carburante che farebbero la felicità di qualunque distributore.
Tutto pagato con soldi pubblici, e raccolto in un unico grande libro che rischia di travolgere un’intera classe dirigente, senza distinzioni tra destra e sinistra.
Perché in Basilicata la mangiatoia per anni è stato un fatto bipartisan. Sono al vaglio dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta da mercoledì i risultati del lavoro di quasi quattro mesi sulla documentazione giustificativa del “rimborso” per spese di segreteria e rappresentanza, che tra il 2010 e il 2011 è finito in tasca a 48 tra consiglieri, assessori esterni più il governatore, che si sono avvicendati nel parlamentino di via Verrastro. Certo se si vanno a guardare le presenze, rispetto ai lavori dell’assemblea, c’è chi è stato più assiduo e chi molto meno. Ma poco conta, dato che il rimborso lo intascavano lo stesso, e per di più in maniera anticipata a colpi di 2.600 euro al mese. Poi però bisognava presentare le proverbiali “pezze”, ed è qui che a quanto pare si sarebbe scatenato il più squallido dei saccheggi alle casse dell’assemblea. All’inizio era solo un sospetto alimentato dagli scandali del Lazio e della Campania che il
Quotidiano della Basilicata aveva provato a smentire chiedendo di vedere le carte. Ma in tanti si sono opposti, e gli uffici hanno eretto uno scudo di protezione invocando la privacy dei consiglieri, nemmeno si trattasse della loro biancheria sporca. Poi sono arrivati in forze finanza, carabinieri e polizia, e non si sono limitati a una scorsa veloce: hanno esaminato ogni singolo scontrino risalendo alla fonte per accertarne la veridicità. E ne è venuto fuori di tutto. Ai due magistrati spetterà adesso il compito di portare avanti un’inchiesta destinata a restituire la dubbia moralità di tanti, tantissimi per essere precisi, e la sfrontatezza, se non proprio l’arroganza e la presunzione d’impunità, di tutti gli altri, sempre in numero considerevole, che con ogni probabilità verranno chiamati a renderne conto davanti al Tribunale. Soltanto in pochi finora sarebbero andati esenti da segnalazioni: si parla di 9 in tutto nell’arco delle due legislature"......
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