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lunedì 1 aprile 2013

NUCLEARE IN BASILICATA-SEGRETI, PERICOLI E OMISSIONI


Trisaia - centro nucleare - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

[...]Nel profondo Sud, in Lucania, c’è un luogo chiamato Trisaia (tre aie) su un’altura che sovrasta il fiume Sinni, ad un soffio dal Mar Jonio, dove in un tempo antico si ripulivano le spighe di grano, sfruttando l'azione del vento. Il posto limita il confine amministrativo tra Basilicata e Calabria. Percorrendo la statale 106, ad una manciata di minuti dai paesi di Policoro e Nova Siri, appare quello che non t’aspetti: un centro nucleare, in un’area densamente abitata e coltivata dai contadini. Poco più a nord emergono le miniere di salgemma: qui c’è il Terzo Cavone nell’agro di Scanzano Jonico, dove il 13 novembre 2003, con tanto di decreto legge numero 314, il Governo Berlusconi, per mano del generale Carlo Jean - nominatocommissario straordinario per l’emergenza nucleare, calpestando i crismi della legalità e della trasparenza - intendeva realizzare il deposito unico nazionale per i rifiuti atomici. Non più mare, agricoltura a misura umana e pesca, ma scorie radioattive da nascondere nel sottosuolo. La gente di Lucania si ribellò in massa ed il governo del massone deviato, in affari con Cosa Nostra (tessera P 2 numero 1816) fu costretto a rimangiarsi in un solo boccone avvelenato quell’insana decisione.

Tomba atomica - Il popolo tricolore non sa. 40 anni fa lo Stato italiano ha realizzato in Lucania il primo cimitero nucleare, scavando semplicemente delle fosse nella nuda terra e distruggendo per sempre una mirabile area archeologica. I vari governi del Belpaese - pilotati dall'alleato USA - senza informare nessuno, né gli enti locali né tantomeno la popolazione civile, in maniera decisamente criminale, calpestando leggi e normative di sicurezza, allestirono la prima tomba a cielo aperto degli scarti dell'atomo letale.

Passano i decenni e si fa sempre finta di niente. Questa zona in riva al Golfo di Taranto (su cui lo Stato in barba al buon senso, ha recentemente rilasciato autorizzazioni per trivellare idrocarburi a tutto spiano) - come ben sanno tutte le autorità istituzionali e sanitarie a livello nazionale, regionale e provinciale - è contaminata anche a seguito di esperimenti e svariati incidenti di cui non è mai stata notiziata né la Prefettura di Matera né l'Autorità Giudiziaria. Soltanto in seguito ad una circostanziata denuncia di un medico, il dottor Morano, decollarono le indagini, grazie soprattutto alla determinazione di un giudice autoctono, Nicola Maria Pace (scomparso prematuramente). Accanto al giudice c'era Angelo Chimienti (anche lui morto improvvisamente) che più di tutti e prima di tutti ha denunciato e documentato questa barbarie. 



Come sostiene il medico Agnesina Pozzi "in Basilicata è possibile fare impunemente quello che altrove, non è nemmeno proponibile". Argomentazioni pienamente condivisibili, riscontrate dai fatti.

Itrec: l’acronimo - apparentemente innocuo - sta per Impianto trattamento e rifabbricazione elementi combustibile. Il centro nucleare del Cnen, poi Enea, sorto tra il 1961 ed il 1968, anche su sollecitazione diretta del padrino democristiano Emilio Colombo (assurto alle cronache giudiziarie in anni più recenti per consumo di cocaina in Parlamento - aveva come scopo ufficiale “la dimostrazione della realizzabilità della chiusura del ciclo uranio-torio, mediante il riprocessamento del combustibile irraggiato e fabbricandone del nuovo”. A cavallo tra il 1969 ed il 1971 - ai sensi di un accordo Cnen-Usaec (Commissione USA per l’energia atomica) mai ratificato dal Parlamento italiano -  giunsero dagli Stati Uniti d’America ben 84 barre di elementi uranio-torio ad alta attività (ossia di terza categoria, le più pericolose), provenienti dalla centrale Elk River nel Minnesota. Su venti di queste barre fu effettuato il cosiddetto riprocessamento, ma il Governo nordamericano non ha mai accettato di riprendersi quelle avanzate. La sperimentazione durò ufficialmente fino al 2003, quando la Sogin avviò ildecommissioning. Attualmente non esistono impianti al mondo per mettere in sicurezza i 64 elementi di combustibile irraggiato[...] Inondazione nucleare - “Un’inondazione radioattiva potrebbe investire il materano, da un momento all’altro”. L’allarme non è infondato. Il pericolo che incombe a tutt’oggi, sulla Basilicata e le regioni confinanti - Puglia, Calabria e Campania - è legato alla mancata solidificazione - un rigoroso obbligo di legge nazionale ed internazionale - di 2,7 metri cubi di scorie liquide radioattive ad alta attività, custoditi in alcuni serbatoi non più adeguati e sicuri, all’interno del centro ricerche dell’Enea, derivati dal trattamento di 24 elementi di combustibile nucleare irraggiato, provenienti dagli USA[...]Segreto di Stato - Una sensibile giornalista come Marisa Ingrosso dopo opportune verifiche, due giorni fa ha pubblicato un approfondimento sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno: «Non è possibile conoscere il futuro dell’Impianto trattamento elementi combustibile (Itrec) di Trisaia, in provincia di Matera. Così il Ministero dello Sviluppo Economico risponde alla richiesta della «Gazzetta» di visionare il piano di smantellamento della Società Gestione Impianti Nucleari (Sogin Spa) o, per meglio dire, il «Piano globale di disattivazione dell’impianto Itrec di Trisaia» e la «Proposta di prescrizioni per la disattivazione…[...]
(1 – continua…)
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/03/basilicata-segreti-e-pericoli-del.html

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