Dopo la politica si tagli la burocrazia
I conti in tasca ai troppi vertici e aree create da una politica che finora ha “utilizzato” il pubblico impiego
di Mimmo Parrella
POTENZA- La politica con il cappello in mano. In queste settimane rappresenta una ruota di scorta ossequiosa di banchieri e tecnocrati del governo Monti. Ma più in generale, una classe politica senza spina dorsale, attaccata alle poltrone e ai vitalizi (oltre a qualche altro modesto benefit), viaggia in terza classe, lasciando le poltrone comode della prima classe ai cosiddetti tecnici e burocrati. Se i parlamentari sono ridotti a zerbini dei “salvatori della patria” -ovviamente per loro colpa, per non essere riusciti a mettere mano a nessuna riforma seria e produttiva per il Paese- ecco che i consiglieri regionali, provinciali e sindaci, non possono fare altro che scodinzolare davanti le stanze del vero potere. Nessun mistero che gli alti burocrati regionali, compresi quelli della sanità, rappresentano il vero potere. Più che gli “onnipotenti” politici, chi detiene le chiavi giuste, sono i dirigenti. Le loro stanze, ormai, sono le più gettonate. I provvedimenti appariscenti, che fanno rumore, sono appannaggio di assessori, consiglieri e sindaci, mentre la polpa è tutta nelle mani dei funzionari, piccoli o grandi che siano. Una pratica lenta, rapida o polverosa è merito e responsabilità dei burocrati. I politici devono limitarsi -magari con il cappello in mano- a chiedere di fare presto o provare ad ostacolare. Non mancano politici che, proprio per il loro potere di condizionare e nominare gli stessi burocrati- hanno qualche freccia in più al proprio arco, ma nella stragrande maggioranza dei casi, le “vere” decisioni sono appannaggio degli alti funzionari. Meriti e colpe, come ha detto l’altro giorno il consigliere Franco Mollica, nel ricordare che se la Regione rischia di perdere fondi per un utilizzo sbagliato, oppure per contenziosi particolari, spesso le responsabilità sono solo burocratiche. Ma tant’è. Così, mentre i politici per allontanare gli strali della cosiddetta società civile, si diminuiscono le indennità e aboliscono i vitalizi, per i dirigenti (solo a livello regionale ve ne sono alcune centinaia) i tempi di vacche grasse sono tutt’altro che terminati. Pensate solo che oltre agli stipendi -per seguire l’iter burocratico- c’è chi percepisce l’1,5% degli importi di singoli lavori appaltati dagli enti pubblici. Immaginate bandi di qualche milione di euro e si comprende come le cifre sono tutt’altro che misere. Se poi leggiamo la lista pubblicata in altra pagina sugli stipendi di parte dei dirigenti regionali si comprende come quasi tutti percepiscono uno stipendio base paragonabile a quello dei consiglieri regionali. Tanti non molto lontani dagli stessi presidenti e assessori. Nulla di personale, ma percepire anche cinquemila euro al mese netti di questi tempi non è poco. Si intravede il distacco tra società normale, quella che lavora e stenta a raggiungere fine mese, e chi dagli uffici regionali o provinciali -tutto spesato, compresi di buoni pasto e altro- a fine mese vanta uno stipendio da “quasi nababbo”, merita un approfondimento. Non è un caso che da più parti -studi vari a livello nazionale- si evidenzia come vi siano troppi dirigenti, vice dirigenti, sotto dirigenti, vice vice responsabili. Una pletora di titoli che alla fine gonfiano i portafogli. E’ giunto il momento, quindi, che la politica -per troppo tempo irresponsabile e inciuciata- faccia uno scatto di reni e rimetta nei giusti termini anche stipendi e funzioni della classe burocratica. Si mettano mano agli stipendi, ma anche alle indennità dei vertici di tanti enti sub regionali. La lista pubblicata in altra pagina è emblematica. Metapontum Agrobios -con i suoi cinque dirigenti- è sostanzialmente fallita, mentre i dipendenti sono alla ricerca di un futuro, magari in altri enti regionali, il Cda in questi anni ha percepito un discreto stipendio. Sviluppo Basilicata? L’amministratore unico percepisce oltre 150mila euro all’anno. Ieri abbiamo appreso di riunioni al Comitato istituzionale per le politiche del lavoro. Qualcuno ne conosce l’utilità? Da parte nostra, oltre ad essere ignoranti, non temiamo di passare per invidiosi. Il problema non è questo. Se si vuole salvare il Paese e la Basilicata, sarebbe il caso di elininare i privilegi, quelli veri, annidati in un sistema pubblico parassitario che ogni giorno dovrebbe dar conto di una produttività che, a tutt’oggi, si scorge con molta difficoltà.
POTENZA- La politica con il cappello in mano. In queste settimane rappresenta una ruota di scorta ossequiosa di banchieri e tecnocrati del governo Monti. Ma più in generale, una classe politica senza spina dorsale, attaccata alle poltrone e ai vitalizi (oltre a qualche altro modesto benefit), viaggia in terza classe, lasciando le poltrone comode della prima classe ai cosiddetti tecnici e burocrati. Se i parlamentari sono ridotti a zerbini dei “salvatori della patria” -ovviamente per loro colpa, per non essere riusciti a mettere mano a nessuna riforma seria e produttiva per il Paese- ecco che i consiglieri regionali, provinciali e sindaci, non possono fare altro che scodinzolare davanti le stanze del vero potere. Nessun mistero che gli alti burocrati regionali, compresi quelli della sanità, rappresentano il vero potere. Più che gli “onnipotenti” politici, chi detiene le chiavi giuste, sono i dirigenti. Le loro stanze, ormai, sono le più gettonate. I provvedimenti appariscenti, che fanno rumore, sono appannaggio di assessori, consiglieri e sindaci, mentre la polpa è tutta nelle mani dei funzionari, piccoli o grandi che siano. Una pratica lenta, rapida o polverosa è merito e responsabilità dei burocrati. I politici devono limitarsi -magari con il cappello in mano- a chiedere di fare presto o provare ad ostacolare. Non mancano politici che, proprio per il loro potere di condizionare e nominare gli stessi burocrati- hanno qualche freccia in più al proprio arco, ma nella stragrande maggioranza dei casi, le “vere” decisioni sono appannaggio degli alti funzionari. Meriti e colpe, come ha detto l’altro giorno il consigliere Franco Mollica, nel ricordare che se la Regione rischia di perdere fondi per un utilizzo sbagliato, oppure per contenziosi particolari, spesso le responsabilità sono solo burocratiche. Ma tant’è. Così, mentre i politici per allontanare gli strali della cosiddetta società civile, si diminuiscono le indennità e aboliscono i vitalizi, per i dirigenti (solo a livello regionale ve ne sono alcune centinaia) i tempi di vacche grasse sono tutt’altro che terminati. Pensate solo che oltre agli stipendi -per seguire l’iter burocratico- c’è chi percepisce l’1,5% degli importi di singoli lavori appaltati dagli enti pubblici. Immaginate bandi di qualche milione di euro e si comprende come le cifre sono tutt’altro che misere. Se poi leggiamo la lista pubblicata in altra pagina sugli stipendi di parte dei dirigenti regionali si comprende come quasi tutti percepiscono uno stipendio base paragonabile a quello dei consiglieri regionali. Tanti non molto lontani dagli stessi presidenti e assessori. Nulla di personale, ma percepire anche cinquemila euro al mese netti di questi tempi non è poco. Si intravede il distacco tra società normale, quella che lavora e stenta a raggiungere fine mese, e chi dagli uffici regionali o provinciali -tutto spesato, compresi di buoni pasto e altro- a fine mese vanta uno stipendio da “quasi nababbo”, merita un approfondimento. Non è un caso che da più parti -studi vari a livello nazionale- si evidenzia come vi siano troppi dirigenti, vice dirigenti, sotto dirigenti, vice vice responsabili. Una pletora di titoli che alla fine gonfiano i portafogli. E’ giunto il momento, quindi, che la politica -per troppo tempo irresponsabile e inciuciata- faccia uno scatto di reni e rimetta nei giusti termini anche stipendi e funzioni della classe burocratica. Si mettano mano agli stipendi, ma anche alle indennità dei vertici di tanti enti sub regionali. La lista pubblicata in altra pagina è emblematica. Metapontum Agrobios -con i suoi cinque dirigenti- è sostanzialmente fallita, mentre i dipendenti sono alla ricerca di un futuro, magari in altri enti regionali, il Cda in questi anni ha percepito un discreto stipendio. Sviluppo Basilicata? L’amministratore unico percepisce oltre 150mila euro all’anno. Ieri abbiamo appreso di riunioni al Comitato istituzionale per le politiche del lavoro. Qualcuno ne conosce l’utilità? Da parte nostra, oltre ad essere ignoranti, non temiamo di passare per invidiosi. Il problema non è questo. Se si vuole salvare il Paese e la Basilicata, sarebbe il caso di elininare i privilegi, quelli veri, annidati in un sistema pubblico parassitario che ogni giorno dovrebbe dar conto di una produttività che, a tutt’oggi, si scorge con molta difficoltà.
Ma se ci sono già così tanti sprechi, perchè nessuno fa niente? Perchè si permette impunemente di continuare? Perchè 3 nuovi posti da dirigente nell'ASP?
RispondiElimina..........e poi mancano i soldi per i servizi essenziali
Il fondo spesa di rappresentanza del Presidente è di 65mila euro e il fondo spese viaggi degli assessori ammonta a 80mila euro; gli organi collegiali sanitari costano 600mila euro; la consulenza del Cinsedo 300mila euro; il piano editoriale che è comprensivo dell’unico quotidiano web di una Regione Italiana sfiora i 700mila euro, a cui aggiungere 250mila per acquisizione di notiziari da agenzie di stampa; 30mila euro sono destinati a salvaguardare il patrimonio tartufario.
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