pubblicata da Ottavio Frammartino il giorno martedì 22 novembre 2011 alle ore 0.19
POTENZA - Non più tardi di due giorni fa i presidenti delle Regioni Veneto e Basilicata, Luca Zaia e Vito De Filippo, si erano “scontrati” sul sempreverde luogo comune del Nord virtuoso contrapposto al Sud sprecone. Un tema riproposto dal “Corriere della Sera” attraverso l’analisi dei tagli che, prendendo come esempio la Lombardia, dovrebbero interessare le altre 14 regioni a statuto ordinario del nostro paese. E i dati, purtroppo, confermano per l’ennesima volta che se davvero il premier incaricato, Mario Monti, intenderà dare un taglio ai costi della politica, dovrà armarsi di forbici molto affilate. Le regioni a statuto ordinario hanno in totale 40.384 dipendenti, per una media di 79 ogni centomila abitanti. La Lombardia si ferma a meno di 34, mentre il Molise, con i suoi 934 dipendenti e 320 mila abitanti arriva a sfiorare i 300 dipendenti ogni 100 mila abitanti. E la Basilicata? Come le altre regioni del sud fa registrare un organico decisamente più alto rispetto al “modello lombardo”: 1052 dipendenti, ovvero 175 per ogni 100 mila abitanti. Per raggiungere l’efficienza dell’ente guidato da Roberto Formigoni, il personale della Regione Basilicata dovrebbe ridursi addirittura di cinque volte e passare a sole 200 unità. Per far funzionare le 15 regioni a statuto ordinario con il parametro lombardo basterebbero 17.369 dipendenti, quasi trecento in meno rispetto a quelli attualmente in carico tra Campania, Puglia, Calabria e Basilicata. Il risparmio quantificato sarebbe addirittura di 785 milioni di euro, una cifra che, ad esempio, avrebbe permesso allo Stato di compensare con ampio margine gli interventi d’emergenza per i disastri ambientali o di coprire in soli 9 anni il costo del piano straordinario di infrastrutture per il Sud, proprio quello che, nelle intenzioni, dovrebbe finalmente favorire la discesa dello “spread”, tanto per usare un termine di strettissima attualità, con le regioni settentrionali. Altro capitolo è quello riguardante il numero dei dirigenti: anche qui, incrociando i dati della Corte dei Conti, un paio di “sforbiciate” sarebbero quantomeno auspicabili. A cominciare, ancora una volta, dal Molise che, per adeguarsi alla Lombardia dovrebbe averne 8 al posto degli attuali 87. Anche in questa seconda graduatoria la Basilicata, purtroppo, fa la sua “bella figura”: nella nostra regione i dirigenti dovrebbero diminuire dell’ 80 %, passando dagli attuali 71 a 15. Ma in questo caso la sfida Zaia – De Filippo termina in parità: anche il Veneto, infatti, per reggere il confronto con l’isola felice lombarda dovrebbe rinunciare a ben 93 dirigenti. Aldilà dei colori politici di ciascuna regione, gli sprechi si registrano infatti tanto nelle storiche regioni “rosse” quanto in quelle governate dal centro - destra, è evidente come una maggiore uniformità nella distribuzione degli organici dei consigli e delle giunte regionali potrebbe rappresentare un primo ma decisivo passo verso la costruzione di un paese più sostenibile. Prima di guardare alle regioni, però, sarebbe opportuno partire dalla riduzione dei parlamentari e dei loro privilegi, come i vitalizi. A quel punto si potrà cominciare finalmente a parlare in modo concreto
Tratto dalla nuova del Sud
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